Tutoring 1: work in progress nella provincia di Bologna

di Alice Ghibellini e Beatrice Credi - Progetto Assistenti Familiari IAL Emilia-Romagna
Ottobre 2010


Il Progetto Assistenti Familiari è attivo dal 2008 nel distretto di Porretta Terme, nell’Appennino bolognese. Le nostre attività spaziano dall’aiuto nella ricerca di lavoro alla formazione professionale, passando per attività di tempo libero finalizzate al favorire l’incontro tra persone che, occupandosi di assistenza al domicilio, vivono spesso situazioni di solitudine.

Il progetto si pone anche l’obiettivo di integrare le assistenti familiari nelle comunità dove abitano e in particolare all’interno della rete dei servizi del territorio. In quest’ottica ci siamo interrogate su quali fossero i primi interlocutori del mondo dei servizi alla persona che entrano in contatto con le assistenti familiari durante il loro lavoro e di che caratteristiche avesse questo contatto.

Nel nostro territorio i pochi operatori che possono vedere le assistenti familiari all’opera all’interno delle case e che possono aiutarle a migliorare le loro modalità di lavoro sono le operatrici comunali che si occupano dell’assistenza domiciliare. Lo stesso documento che fissa le “Linee di indirizzo per favorire la qualificazione e la regolarizzazione del lavoro di cura delle assistenti familiari”[1] auspica un’ “attività strutturata di tutoring  svolto da operatori della rete (OSS, RAA, educatore, etc.), adeguatamente preparati, nei confronti delle assistenti famigliari, dei famigliari delle persone non autosufficienti, [..]”

Non essendo su questo territorio ancora strutturata a livello formale un’azione di questo tipo, abbiamo pensato che fosse importante cominciare a lavorare sulle conoscenze che le operatrici del servizio pubblico hanno sulle badanti raccogliendo le loro esperienze unite alle loro esigenze di chiarimento e approfondimennto.

E’ così nato il seminario tematico dal titolo “Il seme della collaborazione”[2]. Potendo contare su un gruppo omogeneo e ristretto di 11 operatrici dei servizi, il seminario è stato strutturato utilizzando principalmente modalità attive di confronto tra le partecipanti. Il primo lavoro di gruppo si è concentrato sul profilo della badante così come lo percepiscono le operatrici. Ciascun gruppo ne ha disegnato le caratteristiche su una sagoma umana stilizzata, presentandole poi agli altri.

Ne è emerso che le operatrici dei servizi conoscono bene la complessità di compiti che la badante svolge: hanno citato la cura dell’igiene personale, la cura della casa, la preparazione dei pasti, il fare la spesa, l’occuparsi dei farmaci. Allo stesso tempo hanno evidenziato anche i possibili punti critici: le difficoltà di comprensione dell’italiano, la diversità di tradizioni in cucina che possono non essere accolte bene dai nostri anziani cresciuti a tagliatelle, la scarsa preparazione professionale con cui alcune persone si avvicinano a questo lavoro. Riguardo a quest’ultimo punto sono stati segnalati l’eccesivo uso di calmanti per riuscire a sedare gli anziani più complessi, l’uso eccessivo del telefonino, il fumare in casa, la mancanza di attenzione alla relazione con gli assistiti.
 

Come le operatrici vivono il rapporto con la badante?
 
Il passaggio successivo ha toccato il tema del primo incontro tra domiciliare operatore dei servizi e assistente familiare, portando alla luce quale immagine hanno l’una dell’altra.
 

 
Ciascuna partecipante si è trovata di fronte una vignetta come quella in figura e l’ha compilata mettendo in parole i pensieri delle due attrici, che potete leggere nella tabella seguente.
 

Assistente familiare
Operatore dei servizi
Chi si crede di essere?
Speriamo che sia una buona lavoratrice
Questa mi ruba il lavoro
Mi faccio aiutare da lei
Non so questa cosa viene a fare
Mi sembra una brava ragazza spero in una buona collaborazione
Chi sarà questa tipa?
Speriamo bene!
Questa persona è venuta a prendere il mio posto, devo stare attenta (altre invece sono disponibili a incontrarti)
Penso che certe persone non sono proprio indicate a svolgere questo lavoro ma con volontà e disponibilità l dialogo si arriva a fare tutto
Mi vuole rubare il lavoro
Speriamo che sappia fare almeno le cose più importanti
Come mai viene anche lei se ci sono io?
Mi deve controllare?
 
Chissà quanto resisterà sta volta? Spero che sia almeno affettuosa con l’anziano, il resto lo imparerà se non scappa via in fretta
Ma quale compito ha questa figura?
Mi aiuterà anche nei lavori domestici?
Sarà amica o nemica?
Ha una buona manualità?
Con quale tono di voce e in che modo si rapporta all’anziano? Com’è la sua igiene personale e come si veste? Parla abbastanza l’italiano? Le piace questo tipo di lavoro?
Spero che sia poco invadente
 
Speriamo che sia affabile e che non si senta controllata in senso negativo, a priori
Controllo. Ora farà lei.
Come interagisce con l’anziano?E’ curato? Qual è la sua storia? Parla italiano?

 
Nella discussione che ne è seguita sono emersi ulteriori particolari.
 
 
Vicinanze e distanze tra operatrici e badanti
 
Le operatrici riportano la difficoltà a instaurare e mantenere un rapporto con le badanti, vuoi perché le vedono poco (una volta che la badante si è installata, alcune famiglie non richiedono più l’assistenza comunale), vuoi perché le persone ruotano velocemente da un lavoro all’altro. Alcune, inoltre, riportano vissuti di delusione affettiva: è loro capitato di prendersi a cuore una badante (“a volte ti piangono su una spalla”, “cercano consigli per il corso OSS”) che poi è sparita senza nemmeno salutarle.
 
In alcuni casi la difficoltà viene da una scarsa conoscenza dei ruoli: raramente l’assistente familiare sa chi è l’operatrice e, temendo che gli rubi il lavoro, è poco propensa ad accogliere le sue indicazioni e a collaborare. Il problema nasce in altri casi dal modo di essere della persona che ci si trova di fronte: molto difficile è relazionarsi con persone scarsamente motivate al lavoro che fanno  (“lo fanno per soldi, non per affetto”, “pensano di più a sistemarsi con gli uomini italiani”, “alcune sono sporche, altre sono principesse”, “si sostituiscono agli anziani e loro perdono tutte le capacità residue”).
 
Allo stesso tempo le operatrici dei servizi riconoscono quanto sia complesso il lavoro che le assistenti familiari sono chiamate a svolgere e il logoramento che comporta (“è un lavoraccio”, “dormono sul divano”, “dipende molto dal carattere dell’anziano… meno male che io nelle case ci sto solo un’ora!”). Sono stati naturalmente riportati anche molti casi positivi, in cui addirittura era l’assistente familiare che, una volta cambiato lavoro, convinceva la famiglia a rivolgersi al comune per ottenere l’assistenza domiciliare.
 
Il bisogno di confronti
 
A questo punto c’è stato lo spazio di fornire alle partecipanti alcune informazioni su quali sono le reali condizioni di lavoro delle assistenti familiari, quali siano le regole del loro contratto nazionale, quale l’incidenza delle varie nazionalità nel nostro territorio. Questo discorso ci ha permesso di smontare o confermare alcuni dei pregiudizi emersi nelle discussioni precedenti.
 
Di fronte al fiume in piena delle loro considerazioni, abbiamo chiesto alle operatrici del servizio pubblico cosa pensavano del ruolo di tutoraggio che la Regione auspica e di quali strumenti sentono di aver bisogno per poterlo assumere. Ci hanno risposto che loro fanno già da tutor alle aspiranti OSS, e che non vedono particolari difficoltà a farlo anche per le badanti. Ci hanno però riportato il fatto che si sentono isolate e un po’ abbandonate nel loro ruolo: in precedenza, infatti, si incontravano regolarmente a livello distrettuale in un percorso di formazione permanente. Ora queste occasioni non vengono più offerte loro ed “è per questo che abbiamo così voglia di parlare e confrontarci!”.
 
Alla luce di queste considerazioni è facile capire l’entusiasmo con cui hanno accolto una nostra proposta di continuare il percorso con altri incontri.

 

[1] All.3 DGR 1206/07 Regione Emilia Romagna, Delibera dalla quale trae origine anche l’intero Progetto Assistenti Familiari.
 
[2] Il seminario si è svolto il giorno 29 marzo 2010 dalle 11.00 alle 13.30 presso lo Sportello Assistenti Familiari di Vergato.

 

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