Come cambia il lavoro di cura? Una ricerca a Genova

Istituto per la Ricerca Sociale, Milano
Maggio 2011


Continuano a crescere le assistenti familiari, come documenta anche il 19° Rapporto annuale dell’Istat presentato ieri a Roma. Crescono quelle provenienti dall’Est, sono più giovani, intendono questo lavoro in modo transitorio e sono sempre meno interessate al lavoro co-residente.
Questi alcuni dei risultati emersi dalla ricerca, appena conclusa, promossa e finanziata dall'Agenzia Regionale Sanitaria (ARS) della Regione Liguria e coordinata dall’IRS di Milano[1].

L’analisi è stata realizzata attraverso 269 interviste faccia a faccia ad assistenti familiari e una decina di interviste a testimoni privilegiati operanti nel contesto genovese. Ne è uscita una fotografia ricca di confronti (con altri contesti, tra diverse “generazioni” migratorie) riguardo a una realtà che non sembra aver conosciuto crisi, almeno non come in altri settori a forte presenza di lavoro straniero.
Secondo le stime prodotte operano a Genova circa 12.000 assistenti familiari. Il mercato sommerso è persistente. Solo poco più di un terzo, il 38-40 per cento, lavora con un contratto. La sanatoria 2009 sembra avere inciso poco. E tra coloro che hanno un contratto, una su due afferma che le ore di lavoro dichiarate sono meno di quelle effettive.

Declino del lavoro co-residente? Tra le variabili usate per spiegare i risultati, tre si sono rivelate particolarmente discriminanti: la nazionalità di appartenenza, il fatto di lavorare a ore o in co-residenza e il periodo di arrivo in Italia. Criteri che disegnano differenze importanti nel capoluogo ligure, storicamente caratterizzato da una forte presenza sudamericana, a cui è andata sempre più associandosi una marcata propensione al lavoro a ore.
Il numero di assistenti familiari che abitano nella stessa casa della persona assistita è infatti contenuto: solo una su tre contro i due terzi della media nazionale. E infatti risulta via via scoperta una domanda di assistenza sulle 24 ore da parte delle famiglie.
 

Le “nuove” assistenti familiari, quelle arrivate negli ultimi tre-quattro anni sono un po’ più giovani (38 anni, contro una media di 42), aumenta il peso dell’Europa dell’Est, vivono di più in regime di convivenza, intendono questo lavoro in modo più transitorio, o almeno sono più intenzionate a cambiare in un futuro anche se non vicino.
Le prospettive di insediamento sono più stabili rispetto ad altri contesti, e si uniscono tuttavia a una prospettiva di lavoro più transitoria, come mostra la figura riportata. Infatti, più che come un’aspirazione personale, il lavoro di cura si configura soprattutto come un’occupazione facile da trovare.





 
Sono le più giovani e le sudamericane coloro che più vogliono cambiare lavoro in futuro. Ma l’aspirazione al cambiamento non riguarda tanto il tipo di lavoro (che rimane nell’ambito dei servizi alla persona, ma verso profili più riconosciuti), quanto la sua intensità. Chi vuole cambiare è cioè soprattutto interessato a lavorare per un minor numero di ore, nel caso abbandonando la coresidenza. L’intenzione è quella di rompere una segregazione domestica che impedisce il passaggio verso un’attività diversa, più compatibile con un insediamento stabile, emancipato, nella società italiana.
 
Esiste una moderata propensione a collegarsi al sistema dei servizi. Con alcuni “se” e alcuni “ma”: prevalentemente legati agli aspetti retributivi, alla continuità e alle tutele lavorative. Tale propensione risulta maggiore nel caso delle sudamericane e di chi lavora a ore, e riguarda in particolar modo attività di formazione e di tutoraggio on the job.

Gli interventi che verranno in questo settore tengano conto di questi orientamenti. Particolarmente pronunciati nel capoluogo ligure ma segnali probabili di tendenze diffuse anche altrove.


Una sintesi più ampia dei risultati di ricerca verrà presentata prossimamente sulla rivista “Prospettive Sociali e Sanitarie”.



[1] Il progetto è stato diretto da Anna Banchero dell’Ars e da Sergio Pasquinelli dell’Irs. Hanno collaborato alla analisi delle informazioni e alla stesura del rapporto di ricerca Agnese Bellieni, Giselda Rusmini e Cristina Piaser.


 

Copyright | Privacy | Crediti