Ricerche sul lavoro di cura

Studio sulle assistenti straniere operanti nelle R.S.A
Nell'ambito del Progetto "Ancilla", realizzato dalla Fondazione Cecchini Pace e finanziato dall'Ufficio stranieri del Comune di Milano, è stato svolto uno studio sulle assistenti straniere, operanti nelle R.S.A., che avevano conseguito in Italia la qualifica di Ausiliario Socio Assistenziale ed erano state assunte da cooperative.
Lo scopo del progetto è stato quello di indagare le strategie migratorie ed i progetti di insediamento e di inserimento lavorativo delle donne occupate nell'assistenza all'anziano che provengono da altre nazioni. È stato inoltre verificato il tipo di competenze, quelle delle culture di provenienza in particolare, messe in gioco dalle A.S.A. immigrate nella relazione di cura con l'anziano per definire possibili percorsi formativi sul prendersi cura dell'anziano.
Complessivamente sono state intervistate 58 ASA straniere, 48 anziani, 7 testimoni privilegiati. Gli operatori stranieri sono stati intervistati circa il loro percorso migratorio e le loro aspettative professionali nel nostro Paese, mentre gli anziani sono stati intervistati sul tema della presenza di personale straniero in RSA e sul loro tipo di rapporto con gli operatori.
Le informazioni raccolte sono state tradotte in un manuale pratico "Linee guida per la valorizzazione e l'ottimizzazione delle risorse culturali ed umane in RSA. La donna migrante e il lavoro di cura in RSA", ad opera di Giuni M., Pirovano A., Savio A., Stoico K., Terranova-Cecchini R., con prefazione del Prof. Marcello Cesa Bianchi.
La ricerca e le Linee Guida possono essere richieste alla Fondazione Cecchini Pace: fondazione@fondazionececchinipace.it

Il livello di istruzione degli immigrati clandestini
Carlo Devillanova, dell'Università Bocconi, e Tommaso Frattini, dello University College di Londra hanno condotto uno studio sul livello di istruzione degli immigrati clandestini in Italia, che ha svelato come gli immigrati siano maggiormente istruiti degli italiani.
Gli studiosi hanno basato la loro ricerca su 10 mila profili di clandestini che, nell'arco di 18 mesi, si sono rivolti al Naga di Milano, l'associazione di volontariato che presta assistenza sanitaria gratuita ad immigrati irregolari.
Nella classe di età tra i 25 e i 64 anni, il 41,1% degli immigrati dichiara di essere in possesso di un diploma di scuola superiore, contro gli italiani della stessa età che raggiungono appena il 33%. Ancora, il 12,1% dei migranti che arrivano da noi ha un'istruzione universitaria. Le donne, infine, sono generalmente più istruite degli uomini.
Sebbene questi dati, come sottolineato da Devillanova, vadano letti con prudenza in quanto non c'è una perfetta corrispondenza tra i diversi sistemi formativi, il risultato evidenzia che la scolarità degli immigrati è superiore a quella comunemente percepita.
Lo studio, inoltre, evidenzia che quasi tutti i clandestini occupati, ossia il 54%, svolgono mansioni elementari quali l'assistenza domestica, il facchinaggio, la vendita ambulante e la manovalanza nel settore edilizio. Al contrario, in patria solo il 15% di questi era occupato in lavori simili, mentre più del 5% era insegnante o professore.
Secondo Devillanova "Questo genere di migrazione determina un impoverimento del capitale umano dei paesi di origine (il cosiddetto brain drain), dal momento che migrano soprattutto i più istruiti e un conseguente spreco di questo capitale (il brain waste), quando le loro competenze non sono utilizzate nel paese di destinazione."
Da: www.meltingpot.org/articolo7849.html (tratto da repubbica.it)

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