Lavoro di cura e politiche per la famiglia: intervista a Rosy Bindi

a cura della Redazione
Febbraio 2007

 

Rosy Bindi, Ministro delle Politiche per la Famiglia, ha più volte manifestato attenzione alla presenza delle assistenti familiari, esprimendo la necessità di interventi di sostegno e qualificazione. Le abbiamo rivolto alcune domande, per capire qual è la linea che il Ministero sta seguendo e quali possibili azioni intende mettere in atto.

Qualificare: La Finanziaria 2007 stanzia risorse importanti a favore delle politiche per la famiglia. Come potranno aiutare concretamente a fare emergere dal sommerso e a sostenere il lavoro privato di cura?

Rosy Bindi: Una quota del nuovo Fondo per la famiglia, per il quale sono stati previsti 583 milioni nel triennio 2007-2009, sarà destinato a qualificare il lavoro delle assistenti familiari. Il nostro obiettivo è infatti quello di favorire una complessiva riorganizzazione di questo settore ormai centrale nell'economia del paese e delle famiglie. Sempre più famiglie ricorrono all'aiuto delle assistenti familiari per la cura dei bambini ma anche degli anziani e delle persone disabili. Una risposta privata ad un bisogno sociale diffuso e che ora merita una risposta pubblica. Vogliamo facilitare la formazione e l'inserimento di queste nuove lavoratrici e offrire maggiori garanzie alle famiglie che devono poter contare su persone affidabili ma anche in grado di assistere un parente nei piccoli grandi bisogni di tutti i giorni. In un paese in cui cresce il numero degli anziani soli e non autosufficienti, non basta più il passa-parola a cui oggi molte famiglie si affidano per la selezione di queste persone.

Inoltre siamo convinti che occorre favorire quanto possibile la permanenza in famiglia e a casa propria anche dei grandi vecchi, malati cronici o non autosufficienti. E' insieme un diritto ma anche un modo per dare più anni di vita.  E' noto infatti che anche in presenza di una buona assistenza e professionalità, dopo il ricovero in una casa di riposo o in una struttura residenziale la speranza di vita di una persona anziana diminuisce. Ma c'è anche un interesse generale a ridurre i ricoveri che hanno sempre costi maggiori, costi che finiscono per  gravare sulle persone, le famiglie e le istituzioni.

Punteremo molto sulle iniziative locali. Bisognerà coinvolgere diversi soggetti impegnati sul campo in modo capillare e su tutto il territorio: i centri per l'impiego, le regioni, i comuni, il sindacato, le organizzazioni del terzo settore, il volontariato. Occorre facilitare l'incontro tra domanda e offerta, sperimentando nuove modalità più trasparenti ed efficaci. Queste nuove professionalità vanno inserite a pieno titolo nella rete integrata dei servizi alla persona, in particolare nell'assistenza domiciliare.

Vogliamo da un lato dare dignità a queste lavoratrici, regolamentarne il lavoro anche a fini previdenziali, contrastando la diffusione di fenomeni di sfruttamento favorito dalla irregolarità. Dall'altro lato, le famiglie devono avere più sicurezze sulla professionalità e l'affidabilità di chi entra nelle nostre case e prende cura dei nostri cari. E' evidente che nel superamento della Legge Bossi Fini si dovrà considerare anche questo problema, bisognerà regolarizzare chi ancora lavora come clandestino, ma anche predisporre una programmazione realistica del nostro fabbisogno. Nel nuovo documento di programmazione dei flussi di immigrazione regolare vogliamo tener conto della specificità del lavoro di cura.

Qualificare: Quanto il problema della qualificazione delle assistenti familiari può essere risolto su un piano locale, e quanto viceversa su un piano nazionale? Quale ruolo Regioni ed enti locali assumono nel definire tali progetti?

Rosy Bindi: Per costituire un buon rapporto tra domanda e offerta occorre che gran parte degli interventi sia realizzata a livello regionale e locale. La materia dell'assistenza alla persona e alla famiglia attiene alla potestà legislativa delle Regioni mentre il Governo ha il compito, fondamentale, di fissare i livelli essenziali di assistenza. In questa prospettiva siamo tutti chiamati a collaborare e a fare bene la propria parte ma è evidente che le Autonomie locali hanno un ruolo di assoluto rilievo.
Stiamo lavorando ad un accordo di programma con le Regioni e gli Enti locali per sperimentare nuove modalità per promuovere progetti di formazione per assistenti familiari e azioni finalizzate a qualificare l'incontro tra domanda e offerta.

Qualificare: Che tipo di strumenti ha in mente per favorire tale qualificazione?

Rosy Bindi: Penso ad una formazione flessibile, mirata, essenziale, che non si sovrapponga né si sostituisca alle competenze delle altre professioni sociosanitarie. Definiremo con le regioni obiettivi e strategie, ma è chiaro che la formazione di queste lavoratrici non potrà limitarsi all'apprendimento o al miglioramento della lingua italiana, dovrà fornire anche competenze nel lavoro di cura e di aiuto alla persona. E' importante favorire lo sviluppo di competenze capaci di gestire le difficoltà di un carico assistenziale del tutto particolare, offrendo tutte le conoscenze necessarie per integrare l'assistenza familiare con quella garantita dal sistema dei servizi sociali e sanitari locali. Non escludo, poi, che per facilitare e accelerare il percorso di formazione, si possano organizzare sia corsi  nei paesi di origine che periodi di tirocinio e inserimento nella famiglia in cui si dovrà poi svolgere regolarmente l'attività di assistenza.

Qualificare: I processi di qualificazione possono essere sostenuti dal sistema dei servizi pubblici? Come?

Rosy Bindi: I servizi pubblici hanno diverse logiche e finalità a seconda delle prestazioni erogate, per questo devono condividere l'impegno di informazione, assistenza, cura, accoglienza finalizzata alla presa in carico basata su progetti personalizzati e integrati di cura. È cioè necessario che non si lavori a compartimenti separati, ma con un'integrazione sempre più forte tra diverse responsabilità e ambiti di servizio, nel rispetto dell'autonomia dei singoli sistemi e delle funzioni.

Dai servizi pubblici e privati mi aspetto infine una azione più efficace di monitoraggio dei bisogni per mettere in grado le istituzioni (il Governo, le Regioni, gli Enti locali) di prendere decisioni coerenti con la domanda sociale e con la necessità di dare risposte efficaci ai bisogni delle persone e delle famiglie.

 

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