Il progetto Serdom: azioni, criticità, prospettive di sviluppo

di Carlo Nicoli - Comune di Modena, Unità specialistica Servizio assistenza anziani
Ottobre 2005

 

Otto anni fa il Comune di Modena fu coinvolto nella realizzazione di un progetto transnazionale finanziato dall'Unione Europea, promosso dalla Provincia di Barcellona (il terzo partecipante era una società francese, a prevalente capitale pubblico, che realizzava piattaforme telefoniche locali per l'incontro tra domanda ed offerta di servizi domiciliari di varia natura).
 
L'obiettivo generale, almeno per Modena, era quello di affrontare la nuova realtà sociale determinatasi localmente nell'area del lavoro di cura a persone anziane non autonome per effetto di diversi fattori:

• crescente disponibilità di "forza lavoro" a basso costo proveniente da Paesi non comunitari, per lo più illegalmente;

• crescente "esternalizzazione" del lavoro di cura a persone anziane da parte delle famiglie per vari motivi (tendenze demografiche; occupazione femminile);

• impossibilità per i servizi pubblici e per l'area del volontariato a far fronte alla crescente domanda di servizi di assistenza domiciliare, sia sul piano organizzativo e della capacità di offerta che su quello dei costi e delle tariffe.

La fase progettuale si concluse alla fine del 2000 ed il progetto modenese divenne operativo dall'aprile 2001 con l'avvio dello sportello informativo, per andare a regime nel novembre 2001 con la costituzione degli elenchi degli operatori, l'intermediazione e l'erogazione dei contributi, messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Il progetto prese il nome di "Serdom".

Le azioni. Il progetto Serdom interviene su un mercato valutabile in 2.000/2.500 famiglie e in altrettanti operatori e prevede azioni su più piani e lungo diverse direttrici:

A) il piano della regolamentazione del mercato e dell'incontro domanda/offerta:

• formazione degli elenchi dei lavoratori disponibili a svolgere l'attività di assistente familiare: ad oggi si registrano 1.975 iscrizioni di operatori, con un trend mensile, nel primo semestre 2005, di 65 (+ 60% sul 2004);

• orientamento e consulenza alle famiglie per l'attivazione di un sostegno domiciliare "intensivo" ricorrendo ad un'assistente familiare o ad  un'organizzazione;

• incrocio domanda/offerta: ad oggi si registrano 1.605 richieste da parte dei famiglie con un trend mensile di 54 nel primo semestre 2005 (+ 50% sul 2004).

B) piano del sostegno concreto al "mercato":

• alla domanda: contributi economici erogati alle famiglie sulla base di una specifica valutazione che convalida la congruità tra il bisogno ed il tipo di prestazione attivata e parametrati all'entità della spesa, al netto di altri benefici diretti o indiretti, nonché alla condizione economica dell'anziano e della sua rete familiare più prossima. Ad oggi si registrano 1.045 domande e 645 contributi erogati, con una media mensile, nel primo semestre 2005, rispettivamente di 16 domande presentate (meno 25 per cento sul 2004) e di 14 contributi concessi  (meno 7 per cento sul 2004);

• all'offerta: attività di formazione professionale, anche in situazione, e linguistica; valutazione e certificazione delle esperienza e delle competenze possedute dall'assistente familiare. Le attività formative, di varia natura, hanno coinvolto complessivamente nell'anno scolastico 2003-04 oltre 300 operatori.

I punti di forza del progetto. Accanto alle azioni svolte, la cui complessità non è possibile in questa sede approfondire ulteriormente, ed ai numeri, che evidenziano il successo del progetto, vale la pena citare:

• il monitoraggio telefonico dell'esito delle intermediazioni presso tutte le famiglie che si sono rivolte ad Informanziani svolto ordinariamente qualche mese dopo la segnalazione degli operatori.

• la gestione dei "reclami" relativi al rapporto tra famiglia ed assistente familiare che ci pervengono talvolta dal datore di lavoro e talvolta dal lavoratore.

Non abbiamo poteri coercitivi o sanzionatori: è pur tuttavia fondamentale (e spesso apprezzato) condurre un'istruttoria ed esprimere una propria valutazione degli eventi accaduti, cui talvolta ha fatto seguito una "diffida" all'operatore ed anche la sospensione dell'accreditamento.

Le criticità del progetto. In linea generale rileviamo tre criticità principali:

- la consistente ripresa di un'offerta di lavoro irregolare, sia da parte di persone in condizioni di clandestinità, sia da parte di persone presenti in Italia con permessi di soggiorno per motivi diversi da quello del lavoro;

- l'inutilizzabilità del meccanismo delle "quote" di ingresso, sia per la loro esiguità (dai Paesi non comunitari) sia, soprattutto, per l'impossibilità di stipulare un contratto di lavoro che si basa per sua natura su un preesistente rapporto di fiducia personale, e quindi sulla reciproca conoscenza diretta (e non su competenze professionali documentabili), con una persona sconosciuta;

- la stipula di contratti di lavoro spesso imprecisi e con una quantificazione della prestazione e del compenso non corrispondenti agli effettivi accordi intervenuti, tanto da consentire, al loro termine, una crescente promozione di cause di lavoro da parte dell'assistente familiare, con esito generalmente positivo per questi.

Relativamente alle attività promosse da Serdom rileviamo alcune altre criticità che rappresentano, di converso, altrettante prospettive di sviluppo del progetto stesso.

Una prima carenza, da colmare, è quella relativa all'"accompagnamento" alla stipula del contratto, oggi solo parzialmente soddisfatta dai Patronati, sia per quanto riguarda la trasparenza e la veridicità delle clausole contrattuali ed il loro rispetto, sia per quanto riguarda i delicati aspetti relazionali, connessi al lavoro di cura, tra le persone che interpretano il ruolo di assistito: caregiver-datore di lavoro, da un lato e di addetto alla cura-dipendente, dall'altro (spesso il "datore di lavoro" è egli stesso, o è stato, lavoratore dipendente che ha giustamente rivendicato quei diritti che ora tende a non riconoscere appieno al "suo" dipendente).

Una seconda difficoltà riguarda un'offerta fatta da singoli lavoratori, prevalentemente orientata ad un'occupazione a tempo pieno (o convivenza) ed indeterminato, perciò inadeguata a soddisfare un segmento di domanda che chiede servizi per periodi brevi (ad es. le ferie del lavoratore o quelle della famiglia) o per momenti di sollievo (es. un week end). Questa carenza può essere colmata da un'offerta "organizzata", magari proposta dagli stessi assistenti familiari, il cui costo, certamente maggiore dell'offerta "singola", sia però considerato sostenibile dalle famiglie.

Una terza criticità sta nello "stato di abbandono" delle famiglie e dei lavoratori, spesso entrambi in difficoltà durante l'attività di cura, affrontabile promuovendo da parte dell'Ente locale attività di tutoraggio degli assistenti domiciliari e di monitoraggio delle famiglie.

 

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