In progress 2: il progetto genovese “SI_cura”

a colloquio con Maria Luisa Torre, responsabile del progetto
Novembre 2009



Il progetto SI_cura è iniziato nel mese di maggio di quest'anno, in provincia di Genova, per l'emersione e la qualificazione delle assistenti familiari. Le azioni a favore di famiglie e lavoratrici prevedono l’erogazione di incentivi economici alle famiglie/datori di lavoro; il supporto alle famiglie/datori di lavoro per l’attivazione dei contratti di lavoro e la predisposizione di buste paga; l’organizzazione di moduli formativi specifici rivolti ai lavoratori che svolgono attività di cura e assistenza, secondo il modello formativo adottato dalla Regione Liguria.[1]

Qualificare: Come nasce il progetto “SI_cura”?

Torre: Nel corso del progetto europeo Gelap - Genoa Local Action Plan for Employment, del 2004, il lavoro privato di cura era stato individuato come ambito per interventi volti a favorire l’occupazione e la formazione. Di questo progetto facevano parte oltre al Comune, la Provincia, l’Università di Genova, i Servizi per l’Impiego, i sindacati, la Camera di Commercio, un Consorzio di cooperative sociali ed altri enti locali. Al termine di questo progetto il Tavolo interistituzionale ha continuato a lavorare, con l’obiettivo di definire il profilo professionale dell’assistente familiare, formalizzato nel 2006 da parte della Regione (DGR 287/2006). Nello stesso anno è stato avviato, a Genova, il servizio “Match famiglia” che mette in collegamento domanda e offerta di lavoro in ambito domestico/familiare. A marzo del 2007 c’è stata la firma dell’accordo programmatico tra Comune, Provincia di Genova, organizzazioni sindacali e il Forum del Terzo Settore per la valorizzazione delle competenze e professionalità dei servizi svolti dalle badanti alle persone non autosufficienti. A gennaio del 2008 è uscito il bando del Dipartimento per le Pari Opportunità per il finanziamento di progetti pilota finalizzati all’emersione del lavoro sommerso e il Tavolo ha presentato il progetto “SI_cura”. Il valore aggiunto di questo progetto è il grande sforzo condiviso, che ha visto momenti di confronto anche abbastanza sofferto, ma che è riuscito ad arrivare a degli accordi e a proseguire.


Qualificare: Qual è l’entità del budget a disposizione del progetto?

Torre: L’entità complessiva del budget è di 1.379.000 euro, di cui 965.200 euro sono stati finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità.


Qualificare: Il limite di reddito ISEE familiare per accedere alla misura è piuttosto elevato (40.000 euro). Come lo avete stabilito?

Torre: La scelta è stata quella di erogare una misura un po’ più “universalistica”, come altre misure della Regione Liguria (ad esempio l’ex Assegno servizi), senza però rispondere alle famiglie benestanti.


Qualificare: Il progetto si caratterizza per la volontà di qualificare il lavoro privato di cura, legando l’erogazione di un contributo economico alla formazione. Cosa comporta questa scelta per le famiglie?

Torre: La qualificazione delle assistenti familiari è un punto-chiave del progetto. La criticità che abbiamo rilevato è che le famiglie hanno delle resistenze ad aderire, nonostante venga erogato un contributo di 200 euro per sostituire l’assistente impegnata nel percorso formativo. Ipotizzando un costo di sostituzione pari a 10 euro l’ora, e considerando che il corso dura 100 ore, a carico delle famiglie vi sarebbero circa 80 ore di sostituzione, pari ad un costo di 800 euro. Però, di fronte all’erogazione di un contributo per la regolarizzazione che ammonta a 2.288 euro (per un contratto a tempo pieno), ci sarebbe comunque la convenienza a farlo. Probabilmente c’è il timore di non riuscire a trovare la sostituta adeguata, di fare più fatica a gestire un rapporto di lavoro a tre, di dover regolarizzare anche la sostituta.


Qualificare: Come giudica l’andamento del progetto?

Torre: I primi riscontri evidenziano una risposta inferiore alle aspettative: sono una ventina i contratti attivati da maggio a luglio 2009. In una recente riunione del Tavolo di regia abbiamo programmato una nuova iniziativa di pubblicizzazione dell’iniziativa, per rilanciare il progetto anche in occasione della recente regolarizzazione.


Qualificare: Come Stato e Regioni possono favorire l’emersione del lavoro nero in questo settore?

Torre: In primo luogo, credo che gli incentivi economici in favore delle famiglie debbano essere aumentati. La seconda grossa sfida è il collegamento con il sistema dei servizi sociosanitari pubblici, che richiede un ripensamento di ruoli tradizionali. Nell’ambito di un mercato regolato del lavoro di cura, ad esempio, all’assistenza domiciliare può essere chiesto di assumere anche una funzione di “supervisione” delle assistenti familiari in formazione.
Alcune domande da parte delle famiglie stentano a trovare risposta. La richiesta di sostituzioni, in particolare quelle di emergenza, è una domanda di una nuova organizzazione dell’offerta di lavoro, di nuove forme di gestione, di cooperative sociali da incentivare, magari con finanziamenti europei. Ugualmente, una nuova sfida potrebbe essere l’aggregazione della domanda delle famiglie. A Genova, nell’ambito di progetti di auto-aiuto per malati di Alzheimer, è stata ipotizzata l’assunzione collettiva dell’assistente familiare, che assisterebbe in orari differenziati più famiglie, nell’ambito di un rapporto di lavoro regolare. Ma è difficile pensare che certe soluzioni si diffondano, senza un aiuto e un supporto concreto.



[1] Gli incentivi economici sono rivolti alle famiglie che assumono lavoratori in possesso della qualificazione di “Assistente Famigliare” (o disponibili a frequentare il percorso formativo) e consistono in un contributo economico di € 1,10 all’ora per un massimo di 40 ore settimanali, per una durata non superiore a un anno, fino ad un importo massimo di € 2.288, e in un contributo economico di € 200, da riconoscere alle famiglie, nel momento in cui il lavoratore assunto, con contratto a tempo indeterminato di almeno 40 ore, partecipa con profitto ai moduli formativi.


 

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