Convergenze virtuose: regioni e lavoro di cura

di Giselda Rusmini - Istituto per la Ricerca Sociale, Milano
Giugno 2010

 

Tra la seconda metà del 2009 e l'inizio di quest'anno sono stati promossi importanti interventi regionali in tema di regolazione del mercato privato della cura, in particolare da parte di Puglia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna. Vediamoli sinteticamente.
 
La Puglia ha disegnato un sistema di collaborazione fra sportelli per il sostegno all’incontro domanda/offerta di assistenza familiare e delineato sinteticamente lo standard formativo dell’assistente.[1] L’intervento, in sintesi, prevede:
 
  • la predisposizione, in collegamento con i Centri per l’impiego, di elenchi distrettuali di assistenti familiari qualificate, consultabili on-line, al fine di sostenere un sistema regolare di incontro domanda/offerta di lavoro di cura;
  • la creazione di sportelli di supporto consulenziale alle famiglie in ogni fase di contrattazione con le assistenti selezionate, al fine di snellire le procedure di regolarizzazione.
 
Vengono precisati i compiti delle diverse strutture interessate dalla realizzazione dei vari momenti progettuali. I Centri per l’impiego, hanno il compito di effettuare i bilanci di competenze, gestire l’elenco provinciale all’interno del sistema informativo già in uso, consultare gli elenchi ai fini dell’incontro domanda/offerta, accreditare le Agenzie di somministrazione. Gli Sportelli sociali, presenti in ciascun Ambito distrettuale, raccolgono le domande di iscrizione negli elenchi, consultano gli elenchi stessi e svolgono attività di informazione e orientamento alle famiglie e alle lavoratrici rispetto ai servizi offerti.Le Agenzie di somministrazione accreditate visualizzano l’elenco delle assistenti familiari e sono tenute a garantire la collocazione lavorativa di almeno il 35% del personale formato, iscritto negli elenchi stessi.  Le associazioni sindacali, i loro patronati ed i Centri di assistenza fiscale (Caf) sono invece chiamati a svolgere un’attività di sensibilizzazione nei confronti delle famiglie ed offrire servizi gratuiti per il supporto e l’espletamento degli adempimenti amministrativi legati al contratto di lavoro.
 
Il Veneto ha istituito il registro pubblico regionale degli assistenti familiari e gli sportelli di assistenza familiare.[2] Il sistema è strutturato in tre livelli di attività:
 
  • Informazione: diffusione di informazioni circa la Rete degli sportelli di assistenza familiare, i servizi disponibili e le relative modalità di accesso, le forme contrattuali, le condizioni di svolgimento dell’attività lavorativa di assistenza familiare e le opportunità di formazione presenti nel territorio.
  • Consulenza e supporto: sostegno alle aspiranti assistenti attraverso l’acquisizione delle domande di iscrizione al registro regionale, il supporto alla definizione del profilo professionale e all'inserimento nella banca dati; assistenza alle famiglie nella ricerca di profili di lavoratori/lavoratrici nella banca dati, oltre a consulenza e supporto nella gestione degli adempimenti per l’avvio dell'attività lavorativa.
  • Mediazione per l’incontro tra domanda e offerta: promozione dell’incontro tra i/le potenziali assistenti familiari alla ricerca di un impiego, regolarmente iscritti nel registro pubblico regionale, e le famiglie alla ricerca di personale.
     
Ciascuno dei soggetti pubblici e privati facenti parte della “Rete degli sportelli di assistenza familiare” ha un proprio ruolo, ben definito. Veneto Lavoro [3] è il gestore del Registro pubblico regionale, con il compito di provvedere allo svilupo e al mantenimento del sistema informativo. Soggetti accreditati ai servizi per il lavoro possono erogare il servizio di “Informazione”, “Consulenza e supporto”, “Mediazione per l’incontro tra domanda e offerta”. Soggetti che erogano servizi o svolgono attività associative a favore di famiglie e lavoratori possono erogare il servizio di “Informazione” e “Consulenza e supporto”.
 
Il Piemonte ha promosso interventi per la formazione dell’assistente,  l’istituzione di un registro delle assistenti familiari e l’incontro domanda e offerta di lavoro[4], definendo l’organizzazione della rete e i ruoli di ciascun soggetto che partecipa alla realizzazione degli Sportelli. La norma distingue tra una rete istituzionale che coinvolge le rappresentanze politico-istituzionali del territorio, con la regia dell’Amministrazione provinciale di riferimento, e una rete operativa, gestita in ATS, che attraverso l’attivazione di Sportelli provinciali o sub-provinciali, tra di loro collegati a livello regionale, coinvolge i soggetti che operano a vario titolo nell’ambito dell’assistenza familiare, sotto il coordinamento del Centro per l’Impiego. Ciascun componente della rete operativa è tenuto a svolgere precise attività:
 
  • Accoglienza e integrazione: spetta a tutti i soggetti coinvolti;
  • Incrocio domanda/offerta: è riservata ai Centri per l’impiego e alle Agenzie per il lavoro autorizzate;
  • Accompagnamento all’inserimento lavorativo (tutoraggio): è un compito dei Centri per l’Impiego, gli Enti gestori dei servizi socio assistenziali, le Agenzie per il lavoro autorizzate, le cooperative e/o consorzi sociali;
  • Supporto all’inserimento in percorsi formativi: Centri per l’impiego e Enti di formazione o altri enti, accreditati per l’orientamento;
  • Supporto consulenziale in materia di contrattualistica e per l’emersione del lavoro irregolare: Centri per l’Impiego e patronati;
  • Supporto alle assistenti familiari per l’inserimento nelle famiglie: Centri per l’Impiego, Enti gestori di servizi socio-assistenziali, Associazioni, Associazioni di immigrati.
 
L’Emilia-Romagna, con “Linee guida per l’innovazione e lo sviluppo di attività di contatto ed aggiornamento per le assistenti famigliari”, intende modificare le attività di qualificazione e supporto del mercato privato di cura, come realizzate sinora, in direzione di una modularità formativa e centratura sui singoli casi.[5]  Obiettivo è l’integrazione delle assistenti familiari nella rete dei servizi, attraverso una “presa in carico leggera e flessibile” delle persone non autosufficienti che ricorrono al lavoro privato di cura, la qualificazione del lavoro prestato dalle assistenti e la creazione di una rete di sostegno che assicuri l’informazione, l’orientamento e l’accompagnamento. La norma si concentra sulla formazione delle assistenti familiari, tuttavia accenna anche alla necessità di definire in maniera condivisa dei percorsi semplificati per l’incontro domanda/offerta.

Gli Sportelli sociali e i Servizi assistenza anziani, in collaborazione con i Centri per l’impiego e con attori diversi interessati e coinvolgibili nei territori di riferimento, promuovono informazione, orientamento e consulenza. 
 
 
Convergenze

Comune a questi interventi è l'intenzione di costruire una rete di soggetti, pubblici e privati, chiamati a partecipare alla regolazione del mercato privato della cura e alla gestione dell’incontro domanda/offerta di lavoro. La messa a punto, da parte delle Regioni, di un disegno che include anche il privato, sociale e non, nell’organizzare l'incontro domanda/offerta, esprime il riconoscimento del ruolo del terzo settore e la complessità del tema trattato. La gestione del rapporto famiglia/badante chiama conoscenze, specializzazioni e relazioni nel quadro della normativa sull’immigrazione, sulla formazione, sul contratto di lavoro. Finora l’attività in questi ambiti è stata prevalentemente frammentaria e isolata. Solo all’interno di un disegno unitario è possibile far convergere i singoli sforzi in funzione di un risultato: aumentare la disponibilità all'emersione.
 
Un secondo elemento comune è il ruolo primario attribuito ai Centri per l’impiego. Il Piemonte e il Veneto attribuiscono loro dei compiti rispetto a ciascuna attività della rete di Sportelli (dall’offerta di informazioni all’incrocio domanda/offerta di lavoro), mentre la Puglia riserva ad essi, oltre all’attività di intermediazione , un ruolo di coordinamento dell’intera rete. In ciascuno dei quattro casi, l’attività di incrocio domanda/offerta è riservata ai Centri per l’impiego e alle Agenzie per il lavoro autorizzate. Una sottolineatura che mette ordine in un contesto che ha finora visto una proliferazione di iniziative anche molto informali, con basse capacità di selezione e orientamento, e con scarsi legami con i servizi per l’impiego.
 
La terza analogia riguarda la definizione della rete di Sportelli per il sostegno alla relazione famiglia/badante come intervento che va ad aggiungersi, o ad affiancarsi, alle attività di qualificazione del lavoro delle assistenti ed al sostegno economico alle famiglie. Tutte le Regioni in questione hanno infatti definito un percorso formativo standard per le assistenti familiari, o si apprestano a farlo,[6] ed erogano un assegno alle famiglie che hanno regolarmente assunto un’assistente (v. tabella in download). Far emergere i rapporti sommersi, infatti, è possibile solo in presenza di un mix di interventi che erogati singolarmente non sono in sé efficaci. Assegni di cura a sostegno dei rapporti di lavoro regolari, corsi di formazione per le assistenti, registri delle assistenti qualificate, sportelli per l’incontro domanda/offerta, servizi di accompagnamento alla relazione famiglia/assistente possono avere una qualche efficacia solo se messi in relazione gli uni con gli altri.
 
In questo quadro si inseriscono i Registri delle assistenti previsti da tutte le Regioni in oggetto ad esclusione dell’Emilia-Romagna,[7] il cui accesso è subordinato a una serie di requisiti (v. tabella). Il Registro, che garantisce le famiglie rispetto ad alcune caratteristiche delle lavoratrici, più o meno stringenti, si pone come lo strumento principe in grado di valorizzare le competenze e la qualificazione delle assistenti e sostenere le famiglie nella difficile ricerca di personale affidabile e adatto alle proprie esigenze, ponendosi in alternativa alla ricerca fai da te, tipica del mercato sommerso.
 
Mettere a sistema gli sforzi dei tanti soggetti, pubblici e privati, che entrano quotidianamente in contatto con famiglie e lavoratrici (con sostegni economici, formazione, aiuti nella ricerca/offerta di lavoro) dovrebbe aumentare l'attrattiva verso un sistema regolato, vantaggioso per entrambi. E' questa l'idea condivisa. Importante sarà monitorarne l'applicazione e i risultati.


[1] Regione Puglia, DGR 1270/2009, 2366/2009 e 2496/2009.
 
[2] Regione Veneto, DGR 3905/2009 (e allegati A, B, C) “Linee di indirizzo per l’istituzione del registro pubblico regionale degli assistenti familiari e degli sportelli di assistenza familiare”.
 
[3] È un Ente strumentale della Regione Veneto, che ha compiti di assistenza tecnica al sistema dei Servizi per l’impiego, osservatorio del mercato del lavoro, gestione del sistema informativo regionale del lavoro e attuazione di misure di politica del lavoro a carattere regionale e/o sperimentale.
 
[4] Regione Piemonte, LR 10/2010 e DGR 69-13563/2010 (e allegato A).
 
[5] Regione Emilia-Romagna, DGR 2375/2009.
 
[6] Il Piemonte si appresta a definire le caratteristiche di tale percorso (come affermato nella LR10/2010). Nella Regione, tuttavia, si tengono da alcuni anni corsi di formazione per assistenti familiari, sulla base del 1° modulo del percorso formativo OSS.
Il Veneto si è impegnato a definire un “percorso tipo” per la formazione delle assistenti familiari (DGR 3825 del 2007, All. C). E’ in discussione un modello formativo di 100 ore.
 
[7] Ricordo che la DGR 2375/2009 si concentra sull’attività di formazione delle assistenti, senza esaurire le altre azioni di sistema.

 

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