Un progetto nell'hinterland milanese

di Silvia Ruju, Marino Zecchinato e Francesca Migliore - Progetto Badanti, Fondazione Casa della Carità
Febbraio 2006

 

L'idea del Progetto Badanti nasce da alcune riflessioni sui bisogni della realtà sociale del territorio del quartiere di Crescenzago e nell'area metropolitana milanese con particolare riferimento al Comune di Sesto San Giovanni in cui è situata Casa della Carità. La sperimentazione, ancora in corso, di percorsi di reinserimento socio-lavorativo  rivolta a soggetti a rischio di esclusione attraverso la risposta a bisogni di cura della popolazione anziana e disabile, è stata  resa possibile grazie ad un contributo della Fondazione Cariplo.

La Fondazione Casa della Carità  in collaborazione con l'Istituto per la Ricerca Sociale si è impegnata pertanto in questo progetto per sottolineare l'importanza che il fenomeno del lavoro di cura sta assumendo dai due punti di vista coinvolti: la popolazione anziana, la cui domanda di assistenza è in forte crescita, e le persone (italiane ma soprattutto straniere) che svolgono l'attività di cura, che vivono spesso in situazioni di precarietà socio- lavorativa.

Il progetto di presa in carico individualizzata delle ospiti della Casa della Carità consente  anche a donne sole con figli minori di lavorare sulla ricostruzione di una propria identità sociale positiva con un supporto, nel periodo della formazione e della fase di avvio all'inserimento lavorativo, alla costruzione di reti di supporto nella gestione delle funzioni genitoriali.  L'altro elemento di originalità è la predisposizione  di una interrelazione tra la Casa e il tessuto territoriale circostante per una valorizzazione dell'idea di vecchiaia come elemento essenziale per un corretto intervento sociale che favorisce la possibilità di mantenere gli anziani il più a lungo possibile al proprio domicilio.

Uno degli obiettivi del progetto è quello di creare un'opportunità di integrazione di famiglie e di donne straniere nel tessuto sociale milanese, offrendo l'occasione socio-culturale per regolarizzare la posizione di assistenti familiari o "badanti", con una piena dignità professionale,  collaborando con l'amministrazione comunale  alla costituzione dell'albo per le assistenti familiari private istituito dal Comune di Milano.

La Fondazione Casa della Carità ha promosso il progetto, con la collaborazione dell'Istituto per la Ricerca Sociale, i cui compiti sono: l'analisi della realtà socio-economica, del mercato potenziale, le attività di monitoraggio e valutazione del percorso e infine la  realizzazione di una scheda informatizzata per la raccolta dei dati delle persone che partecipano al progetto. Il Comune di Milano, che ha istituito l'"albo" delle assistenti familiari, ha il ruolo di ente di formazione e professionalizzazione, con l'obiettivo di migliorare e potenziare la qualità delle attività di sostegno e di cura e parallelamente promuovere il riconoscimento della figura professionale contribuendo ad una sua maggiore visibilità. La Fondazione Cariplo è partner del progetto nel suo ruolo di sostenitore per l'aspetto finanziario.

Nella sua funzione di ente promotore, la Fondazione Casa della Carità ha ipotizzato percorsi personalizzati che comprendono l'ospitalità presso la struttura qualora necessario, l'accompagnamento all'inserimento lavorativo, l'eventuale attività di conciliazione per le madri sole con figli, una forma di sostegno economico. E' inoltre ente di tirocinio per alcuni partecipanti al corso.

Il percorso formativo si è svolto in collaborazione con i "Servizi Formativi e Diritto allo Studio" del Comune di Milano, si articola in 160 ore suddivise in 100 ore di aula e 60 ore di tirocinio.
I requisiti per la partecipazione sono stati: la maggiore età, il permesso di soggiorno valido o in rinnovo, l'obbligo scolastico assolto.

Le persone contattate nell'ambito del progetto sono state circa 40, italiane e straniere.
Tra le nazionalità di provenienza delle donne incontrate vi sono: Perù, Ecuador, Albania, Giordania, Ucraina, Yemen, Filippine, Bolivia, Romania, Camerun, Togo, Marocco, Italia.

I contatti effettuati dagli operatori per informare e orientare attraverso gli enti preposti l'incontro tra domanda e offerta sono circa  50. Oltre al contatto diretto con le famiglie destinatarie del servizio di lavoro di cura, sono stati creati canali privilegiati con agenzie interinali, strutture di orientamento al lavoro, cooperative di ricerca e selezione del personale. E' ancora in corso la verifica degli esiti degli inserimenti al lavoro.

Contemporaneamente sono stati avviati percorsi di accompagnamento al reinserimento sociale e lavorativo per alcune delle donne prive delle caratteristiche necessarie alla ammissione ai corsi, ma che necessitavano di un supporto per affrontare le difficoltà della ricerca di un lavoro. Si fa riferimento in particolare alle famiglie mono- genitoriali, in cui si è avviato un percorso finalizzato alla ricerca del lavoro, allo svolgimento di pratiche burocratiche come la richiesta del permesso di soggiorno, l'inserimento in asili nido comunali, l'iscrizione ai servizi sociali territoriali, il riconoscimento del titolo di studio conseguito nel paese di origine e altro ancora.

 

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