Ricerche

Long term care: previsioni per l’Italia
La spesa pubblica italiana per long term care, nel 2011, ammonta all’1,8% del PIL, di cui circa due terzi per soggetti con più di 65 anni. La componente sanitaria (prestazioni sanitarie erogate a persone non autosufficienti che per senescenza, malattia cronica o limitazione mentale, necessitano di assistenza continuativa) rappresenta il 46% del totale della spesa, il 43% circa è dato dall’indennità di accompagnamento, mentre le altre prestazioni assistenziali (residenze socio-sanitarie per anziani, comunità socio-riabilitative, centri diurni, centri di aggregazione, assistenza domiciliare, sostegni economici) rappresentano circa l’11% della spesa. Secondo il rapporto 2012 “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”, a cura della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2060 la spesa pubblica per long term care in rapporto al PIL raggiungerà il 3,2%. In particolare, la componente sanitaria passerà dallo 0,85% odierno all’1,28% nel 2060; l’indennità di accompagnamento crescerà dallo 0,8% all’1,6%; la spesa per le “Altre prestazioni” (erogate in via principale dai comuni singoli o associati), quasi raddoppierà, passando dallo 0,2 allo 0,4% del PIL. L’analisi della spesa complessiva per età mostra una crescita della quota destinata agli ultraottantenni dal 45% del 2010 al 70% del 2060.
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Aumentano gli occupati stranieri e il tasso di disoccupazione
Nell’ultimo anno gli occupati italiani sono calati di circa 75mila unità, mentre gli occupati comunitari ed extracomunitari, nonostante il peso della crisi economica sul mercato del lavoro, hanno conosciuto un incremento in termini assoluti pari, rispettivamente, a +42.780 e a +127.419 individui. Nonostante ciò, il tasso di disoccupazione degli stranieri residenti in Italia è cresciuto. Il “Secondo Rapporto annuale sul Mercato del lavoro degli Immigrati”, promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, spiega che la crescita della popolazione straniera attiva, dovuta all’aumento dei ricongiungimenti familiari e all’ingresso nel mercato del lavoro delle seconde generazioni, incide negativamente sui tassi di occupazione della popolazione straniera. Da un lato, la spinta migratoria e demografica è così rilevante da determinare una forte crescita della popolazione in età da lavoro; dall’altro, tale espansione sembra procedere più rapidamente della capacità del sistema economico produttivo di assorbire manodopera straniera. Il Rapporto segnala che nonostante continui la richiesta di personale immigrato nei settori dell’assistenza familiare e delle professioni poco qualificate del terziario, il nostro Paese è entrato in una fase di stagnazione del mercato del lavoro rispetto alla quale, per un certo numero di anni, non è necessario ricorrere a forti flussi migratori dall'esterno.
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Minori stranieri: “Io? Sono italiano!”
Sono poco meno di 1 milione i minori di cittadinanza straniera regolarmente residenti in Italia. Se la quota della popolazione straniera sul totale dei residenti (italiani e stranieri) è attualmente del 7,5%, i bambini e ragazzi stranieri rappresentano il 9,7% del totale dei minori. Il report Anci Da residenti a cittadini mostra che queste considerevoli cifre, tra gli indicatori più evidenti del grado di stabilità e di radicamento della popolazione immigrata, andranno aumentando rapidamente nei prossimi anni. Nel 2029 la popolazione totale nel nostro Paese sfiorerà i 64 milioni, con un trend costantemente crescente. La popolazione minorile raggiungerà il picco nel 2016 con 10 milioni e 340mila unità, per tornare a scendere raggiungendo, nel 2029, i 9 milioni e 813mila minori, cifra leggermente inferiore a quella del 2002. In parallelo al calo della popolazione minorile, continuerà il trend crescente dei minori stranieri, che raggiungeranno i 2 milioni nel 2029, passando dal 9,7% attuale al 20,7%: un minore ogni 5, quindi, sarà di origine straniera. Queste cifre evidenziano la necessità di un ripensamento del criterio di acquisizione della cittadinanza italiana, che favorisce solo il coniuge o i discendenti di cittadini italiani per nascita.
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Rimesse in leggera crescita in Lombardia
Secondo le più recenti stime dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (Orim), basati anche quest’anno su un campione statistico di oltre 8mila interviste sul territorio regionale, durante il 2011 le rimesse dalla Lombardia verso i Paesi a forte pressione migratoria sono state di 672 milioni di euro, in moderato aumento rispetto al 2010 (+1,2%). La media procapite di rimesse mensili è stata di 44 euro, con punte massime di 107 euro per gli ucraini, 73 per i moldovi, 64 per i senegalesi e 62 per i cinesi. In fondo alla classifica troviamo le comunità marocchine e albanesi con una media procapite di 22 e di 28 euro. In termini di volumi complessivi al primo posto si conferma la Romania (92 milioni, 18 in più rispetto al 2010), seguita dall’Ucraina (69 milioni, 4 in meno), dall’Egitto (46 milioni, 9 in più), dalla Cina (44) e dall’Albania (40). Il record di rimesse era stato toccato nel 2006, con 777 milioni di euro inviati all’estero (756 nel 2007, 704 nel 2008, 714 nel 2009 e 664 nel 2010).
Da: Ismu

 

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