Famiglie e assistenti familiari: segnali dalla crisi

di Sergio Pasquinelli e Giselda Rusmini - Istituto per la Ricerca Sociale, Milano
Febbraio 2013


 

Nonostante la crisi e la perdita di potere d’acquisto delle famiglie, il lavoro privato di cura tiene. Forse più opaco, certamente più sommerso se possibile, ma tiene. Un tema lontano dagli argomenti più mediatici di questa campagna elettorale.

Con una crescita progressiva per gran parte degli anni Duemila, il mercato regolare del lavoro domestico sembrava non mostrare alcuna crisi. Dal 2009, tuttavia, il quadro si incrina. Da quell’anno inizia un calo, secondo l’Osservatorio sui lavoratori domestici dell’Inps: oltre ottantamila unità in meno tra il 2009 e il 2011 (figura 1), quando il numero di collaboratori si attesta a 881.701.[1] Sono i segnali di crisi del mercato, lo ripetiamo, regolare.
 
 
Figura1 - Numero di lavoratori domestici registrati all’Inps
 
 
 Fonte: Inps, Osservatorio sul lavoro domestico
 

Si ferma così una crescita particolarmente pronunciata. Questo segnale, insieme ad altri, come il drastico calo nella domanda di assistenti familiari in regola segnalato da molti sportelli dedicati all’incontro domanda/offerta porta a ipotizzare che il lavoro nero sia aumentato.[2]

Diversi elementi convergono nel generare cambiamenti importanti nel lavoro privato di cura, oggi: le ormai tangibili ricadute dei tagli di risorse sul sistema dei servizi territoriali; l’aumento delle rette nelle RSA[3]; le difficoltà nei bilanci di molte famiglie.

Oltre all’aumento del lavoro sommerso, altre dinamiche si stanno affacciando:

  • Aumento dei familiari caregiver. Ritorno ai legami familiari, riduzione della “esternalizzazione” del carico di cura alle assistenti familiari e una maggiore assunzione in proprio di tali oneri sono dinamiche che comprendono un numero crescente di famiglie.

  • Aumento del lavoro a ore rispetto alla coresidenza. La diminuzione delle assistenti familiari disposte alla coresidenza è in atto già da qualche anno (Pasquinelli e Rusmini, 2008). Questa preferenza da parte delle lavoratrici si sposa, in questo momento, con l’accresciuta disponibilità delle donne italiane a farsi carico dell’assistenza di familiari non autosufficienti.

  • Aumento delle assistenti familiari italiane. I molti segnali che intercettiamo mostrano un aumento delle lavoratrici italiane, concentrate nel segmento del lavoro a ore. Diffusamente si registra l’aumento di iscritte italiane ai corsi di formazione per assistenti familiari e le richieste di iscrizione agli sportelli che effettuano incrocio domanda/offerta di assistenza.[4]


I rischi che si profilano oggi sono molteplici: che una quota crescente di assistenza sulle 24 ore rimanga via via scoperta; che i tagli di spesa riducano servizi – sostegni economici, sportelli, attività formative, ecc. – volti a sostenere famiglie e assistenti nel loro rapporto; che il sommerso dilaghi ulteriormente.

Occorrono misure strutturali per contrastare queste dinamiche. Non se ne parla in questa campagna elettorale, così come molto poco si parla di non autosufficienza. Speriamo che la nuova compagine politica del paese ne prenda atto e ne tragga le dovute conseguenze.





[1]
I dati Inps tratti dall’Osservatorio sui lavoratori domestici, qui rappresentati, fanno riferimento al numero di lavoratori che hanno ricevuto almeno un versamento contributivo nel corso dell'anno. L'Osservatorio prevede una serie di elaborazioni e controlli sui dati contenuti negli archivi amministrativi, che portano a correggere eventuali errori. I numeri, quindi, possono subire variazioni nel tempo. I dati qui presentati sono stati estratti a gennaio 2013.

[2] Questa tendenza è segnalata anche dalla Conferenza delle Regioni, “Documento per un’azione di rilancio delle Politiche sociali” del 4 ottobre 2012, dove si sottolinea come nella situazione di recessione in cui ci troviamo la spesa privata per l’aiuto alla cura di minori, disabili e anziani subisce un calo, diminuendo l’assistenza e aumentando il lavoro sommerso.

[3] Secondo l’“Indagine nazionale sulle residenze sanitarie assistenziali” dell’Auser,  condotta su un campione di 1.280 Rsa, tra il 2007 e il primo semestre 2012 la retta minima è cresciuta del  18,5% e la massima del 12,8%.

[4] Ad esempio, le italiane iscritte ai corsi per assistenti familiari organizzati da Acli Colf sono raddoppiate tra il 2009 e il 2011, mentre quelle iscritte ai corsi di Federcasalinghe presso le sedi di  Milano, Roma e Udine sono triplicate. A Torino le badanti italiane assunte attraverso l’agenzia Obiettivo Lavoro sono passate dalle 948 del 2008 alle 1.757 del 2010, con un incremento dell’85%.

 

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