Ricerche

Viaggio nel lavoro di cura
L’indagine “Viaggio nel lavoro di cura” - basata su 837 interviste ad assistenti familiari residenti in 117 comuni italiani, promossa da ACLI Colf e dal Patronato Acli e realizzata dall’Iref - restituisce l’immagine di un lavoro che negli anni recenti si è fatto più gravoso. Due lavoratrici su tre lavorano più del massimo previsto dalla legge e le irregolarità contrattuali sono molto diffuse. Nel 76,5% dei casi il rapporto di lavoro è regolato da un contratto scritto, ma il 51,1% delle intervistate dichiara un qualche livello di irregolarità contributiva, con il 15% che afferma di non aver ricevuto nessun versamento contributivo. Il confronto con l’indagine similare svolta dall'Iref nel 2007 evidenzia retribuzioni in calo, cui le assistenti cercano di far fronte lavorando di più (“la formula è più lavoro, per lo stesso stipendio”). Secondo le badanti intervistate, negli ultimi anni è diventato sempre più difficile lavorare con un contratto di lavoro: il 41,7% si dichiara molto d’accordo con questa considerazione. Le lavoratrici sembrano dunque avere una chiara percezione di quello che sta accadendo: la crisi economica ha impattato sugli standard minimi di lavoro, in alcuni casi, provocando un peggioramento.
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Il nuovo care mix. Realtà e prospettive della cura agli anziani, tra pubblico (locale) e privato (transnazionale)
La ricerca, coordinata da Irene Ponzo, si inserisce nel filone di studi avviato da FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione) dedicato al crescente mix sia sul fronte dei produttori di welfare (enti pubblici, associazioni, cooperative, fondazioni, imprese profit, ecc.), sia sul fronte degli utenti, a seguito del fenomeno migratorio. Lo studio analizza il care mix da due prospettive: dall’alto, guardando alle politiche, e dal basso, analizzando come esso si traduce nella vita quotidiana delle famiglie, spesso costrette a costruirlo giorno per giorno, incastrando risorse provenienti dallo stato, dal mercato e dalla rete parentale e comunitaria. In sintesi, lo studio parte dalla ricostruzione dell’attuale “care mix” italiano, per passare alla sua traduzione nell’esperienza quotidiana di famiglie e lavoratori di cura e chiudere infine con lo sguardo rivolto al futuro, verso possibili prospettive di riforma dei “care mix” territoriali.
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Per richiedere copie del rapporto, contattare fieri@fieri.it

Integrare il welfare, sviluppare la white economy
C’è oggi una domanda inevasa di cure e di assistenza a cui il sistema pubblico non riesce a fare fronte e che non trova spazio neanche nella sanità a pagamento. Tra il 2007 e il 2013 la spesa sanitaria pubblica è rimasta praticamente invariata (+0,6% in termini reali) a causa della stretta sui conti pubblici, mentre è aumentata la spesa di tasca propria delle famiglie: +9,2% tra il 2007 e il 2012, per poi ridursi però del 5,7% nel 2013. Secondo il Rapporto “Integrare il welfare, sviluppare la white economy. Come gli strumenti di welfare pubblici e privati possono rilanciare la crescita economica e l'occupazione”, realizzato da Censis e Unipol, il 31% delle famiglie (10 milioni di nuclei) ha rinunciato almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche, esami diagnostici oppure a cicli di riabilitazione. Nell'ultimo anno il valore pro-capite della spesa sanitaria privata si è ridotto da 491 a 458 euro all'anno, e per la prima volta è diminuito anche il numero delle badanti che lavorano nelle case degli anziani bisognosi: 4mila in meno. Il Rapporto evidenzia dunque una inversione di tendenza rispetto a un fenomeno consolidato nel lungo periodo per cui le risorse familiari hanno compensato una offerta del welfare pubblico che si restringeva.
Da: Censis 

Tutela della salute e accesso alle cure, Istat
Continua a diminuire la quota di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 % nel 2013. L'Istat stima che siano oltre 3 milioni di persone, di cui oltre l'80% anziani e i due terzi donne. Nel Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali. Sono alcuni dei risultati, diffusi il 10 luglio 2014, della periodica Indagine Multiscopo, Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari. Secondo lo studio, le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l’11%; di queste, meno del 20% ricevono assistenza domiciliare pubblica. Considerando anche quelle che suppliscono a tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70 % che non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica.
Alla pagina dedicata sono disponibili le tavole (in formato Excel) e la nota metodologica.
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