Ricerche

Calano le colf, aumentano le badanti (soprattutto italiane) 
Prosegue il calo dei lavoratori domestici iscritti all’Inps. I nuovi dati appena diffusi dall’Istituto mostrano che nel 2015, anno in cui si sono registrati 886.125 iscritti, si è verificato un calo del 2,3% rispetto al 2014 (-20.518 in meno). Una diminuzione più contenuta di quella realizzatasi nel 2014  rispetto al 2013 (-5,2%) e nel 2013 rispetto al 2012 (-5,2%), quando si è verificato, invece, un forte aumento del numero di lavoratori per effetto della sanatoria. I dati disaggregati per tipo di mansione svolta mostrano che nel 2015 a calare sono state le colf, diminuite del 5,4%, mentre le badanti, rispetto all’anno precedente, sono lievemente aumentate (+2,2%). In entrambi i tipi di occupazione, le italiane sono in aumento: si registra, infatti, un +4,4% rispetto al 2014. A crescere sono sia le italiane occupate come colf (+0,3%) che, soprattutto, quelle impiegate come badanti (+13%). 
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Disabilità grave: ultimi dati Istat 

I percettori di Indennità di accompagnamento con età inferiore a 65 anni sono circa 540 mila. Tale cifra rappresenta una buona approssimazione delle  persone in stato di disabilità grave in Italia, come emerso dalla relazione del Presidente dell'Istat Giorgio Alleva in audizione presso la XI Commissione Lavoro, previdenza sociale del Senato della Repubblica. L'intervento mette in luce che circa 269 mila persone con disabilità grave vivono come figlio con uno o entrambi i genitori (49,9%), 192 mila (36%) vivono con il partner e/o con i figli, mentre 52 mila (il 9,6%) vivono sole.  Per quanto riguarda l’assistenza e gli aiuti ricevuti, circa la metà dei disabili gravi con meno di 65 anni non riceve aiuti dai servizi pubblici, non si avvale di servizi a pagamento, né può contare sull’aiuto di familiari non conviventi. Il carico dell’assistenza grava dunque completamente sui familiari conviventi. Focalizzando l’attenzione sulle circa 52 mila persone che vivono sole, in caso di necessità il 54% ricorre solo all’aiuto di familiari non conviventi (28 mila persone). Il 19%, pari a circa 10 mila persone, non può contare su alcun aiuto: si tratta di un segmento di disabili gravi per i quali il “dopo di noi” è già iniziato e si trova in condizioni particolarmente critiche.
Da: Istat 

Povertà ed esclusione sociale: più sanità solo per chi può pagarsela 

Sanità a pagamento e sanità negata sono due facce della stessa crisi sanitaria del nostro Paese, alle prese con una domanda crescente di sanità da cittadini che invecchiano e sono sempre più affetti da cronicità. L’affermazione è contenuta nel rapporto Censis-Rbm Assicurazione Salute Dalla fotografia dell’evoluzione della sanità italiana alle soluzioni in campo, che mette in luce come la lunghezza delle liste d’attesa e l’aumento della compartecipazione al costo delle prestazioni pubbliche siano alla base di un flusso intenso verso la sanità privata. Nel 2015 la spesa in ambito sanitario privato ha mostrato un incremento reale del +3,2% rispetto al 2013, arrivando a quota 34,5 miliardi di euro. Rapidità di accesso, ampiezza degli orari di apertura, scelta del medico o dell’operatore sanitario sono le caratteristiche più apprezzate di un’offerta privata che va facendosi sempre più competitiva e che incontra le preferenze dei cittadini. Nell’ambito di questa ridefinizione della geografia della sanità italiana, crescono pericolosamente le nuove disuguaglianze. Lo studio evidenzia un ampliamento della  fascia di cittadini che non avendo disponibilità economica adeguata, di fatto rinuncia o rinvia le prestazioni sanitarie: si trovavano in questa condizione 9 milioni di italiani nel 2012, mentre sono diventati oltre 11 milioni nel 2016.
Da: Censis
 
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